Personaggio del mese

Intervista a Stefano Benni, scrittore, poeta, drammaturgo, giornalista

“Bologna? Vivace e un po’ troppo mangiona, consuma più cultura di quanta ne crea”

CREDITS FRANCESCA CIRILLI
CREDITS FRANCESCA CIRILLI

Benni, c’è stato il tempo ormai mitico del “Bar Sport” e quello, a suo modo “epico,” dei “Comici spaventati guerrieri”. Che tempo è, a suo parere, quello di oggi. Quali i valori che ritiene eventualmente in pericolo e quelli che possono essere rigeneranti sui quali puntare?

Gli stessi di allora. Non c’è mai stata in Italia una democrazia che non fosse minacciata e in qualche modo faticosamente tenuta in vita. Non siamo per natura democratici.

Nel momento della massima diffusione della comunicazione, “mordi e fuggi”, sui social, col suo ultimo libro, “Dancing Paradiso”, pubblicato quest’anno, ha scelto la narrazione in versi. Perché? E cosa pensa di questa evoluzione che ha già cambiato profondamente l’uso e il ruolo della Rete?

Non sono del tutto contrario alla Rete, ma certo sul web le parole si sprecano, vengono usate con rabbia superficiale, e soprattutto in fretta, senza pensare. La parola poetica è lenta, preziosa, bisogna sceglierla con cura.

Veniamo a Bologna, la sua città nella quale ha vissuto e interpretato tante stagioni diverse. Come sta oggi dal punto di vista culturale e sociale? Ci sono criticità o elementi positivi che ritiene di evidenziare?

E’ un po’ più vivace, forse troppo mangiona e beona, ma almeno di notte si vede in giro gente. Sulla cultura il problema è quello di sempre, ne consumiamo molta, ma ne creiamo poca.

Recentemente ha partecipato a una cena per raccogliere fondi a sostegno della Casa del popolo di via Battiferro insieme alle Cucine popolari di Roberto Morgantini, iniziativa alla quale ha aderito anche Cna Bologna. Quale può essere il ruolo del sistema associativo, delle imprese e degli artigiani per lo sviluppo della cultura della solidarietà, un tema da lei molto sentito?

E’ il ruolo per cui sono nate, credo. Far stare insieme mercato e solidarietà e giustizia sociale,

Un’ultima domanda, sono passati più di vent’anni da “Bar Sport Duemila”, poco più di quanti ne erano passati dal suo celebre primo libro. Capitolo chiuso o ai suoi lettori potrebbe, magari, regalare un “Bar Sport 2020”?

No, non ne sento il bisogno, meglio cercare strade nuove.